Punti di divergenza tra la mediazione familiare e la psicoterapia nel lavoro con la coppia in conflitto
Orientarsi nel mondo dei servizi psicologico-terapeutici oppure scegliere di avvalersi della mediazione familiare implica prima di tutto essere a conoscenza delle peculiarità dei singoli interventi, nonché delle somiglianze e delle differenze che esistono tra loro.
L’elemento che potrebbe accomunare la mediazione familiare e la psicoterapia è il conflitto: entrambi gli interventi sono efficaci per la gestione di una conflittualità di coppia, tuttavia la tipologia di conflitto che la coppia vive ed agisce, la finalità che ciascun intervento si prefigge e la modalità di utilizzazione di strumenti per lo più differenti tra loro rendono di volta in volta, a seconda della specifica situazione, più adatto l’uno o l’altra.
La domanda cruciale da porsi è quindi:
“In quale fase del conflitto si trova la coppia?”.
Se è in una fase iniziale, quando ancora è possibile elaborare e modificare le emozioni ed i sentimenti che hanno generato e mantenuto il conflitto, ci si può orientare verso un intervento di psicoterapia.
Altrimenti, la mediazione familiare interviene in una fase in cui la coppia ha già deciso di separarsi o è già separata, per cui si avvia alla definizione dei parametri organizzativi per la gestione dei figli e la soddisfazione dei loro bisogni primari, utilizzando al meglio le risorse a disposizione.
Altri aspetti su cui le due forme di intervento divergono sono:
-
La mediazione familiare
La mediazione familiare è un intervento generalmente breve e circoscritto nel tempo (circa 10 incontri), ben strutturato (3 fasi principali: premediazione, negoziazione, accordi) e volto principalmente al raggiungimento di un accordo condiviso e concordato circa la riorganizzazione delle relazioni familiari alla luce di un evento separativo, di divorzio o di revisione di condizioni.
Tale accordo viene redatto e firmato dai coniugi e poi da loro presentato agli avvocati o al giudice per la ratifica ufficiale della separazione o del divorzio.
La mediazione familiare è un intervento per molti aspetti pragmatico, che non scava nel passato ma, piuttosto, è basato sul presente ed orientato al futuro, focalizzato sulla relazione genitoriale al fine di garantire ai minori il proprio diritto alla bi-genitorialità.
Gli strumenti utilizzati dal mediatore non hanno mai una finalità clinica o terapeutica, di diagnosi o di cura: il processo di mediazione è orientato alla ricerca di soluzioni pratiche e concrete per favorire il cambiamento e l’evoluzione familiare dopo la separazione o il divorzio.
La mediazione familiare si occupa di stimolare un confronto positivo e costruttivo tra i genitori, alla ricerca di una comunicazione più serena per loro e per i loro figli, in grado di aiutarli a porre l’accento sui bisogni e sulle esigenze di questi ultimi.
-
La psicoterapia
La psicoterapia, al contrario, non prevede la stesura di un documento e non è in grado di fare previsioni circa la sua durata, né di stabilire e concordare a priori obiettivi specifici e concreti da raggiungere.
La durata di un percorso di psicoterapia e la frequenza degli incontri variano a seconda delle problematiche presentate dalla coppia, della natura della crisi nella quale la coppia si trova coinvolta, del grado di conflittualità che si è attivato tra i partner, del livello di compromissione del funzionamento generale della coppia, della motivazione ad intraprendere un percorso di recupero della relazione e delle risorse a disposizione per operare un cambiamento in termini di correzione delle disfunzionalità che hanno generato e mantenuto il conflitto.
La psicoterapia:
- si prefigge la cura e la guarigione della coppia in crisi e delle dinamiche disfunzionali che la caratterizzano,
- centra il suo lavoro sull’individuazione e sull’analisi delle cause del conflitto che si è attivato e sulle concatenazioni con il passato,
- esplora i pensieri, le percezioni e le emozioni relative ai vissuti della coppia, sia rispetto alla crisi che sta attraversando che prima di essa,
- definisce i circoli viziosi e le aspettative negative che hanno generato e che mantengono il conflitto, al fine di spezzare i primi e contrastare le seconde.
L’incipit strategico del mediatore per l’inizio di una buona mediazione familiare è:
“Chi meglio di voi genitori può decidere per organizzare al meglio il futuro dei vostri figli?
Chi meglio di voi può conoscere le esigenze dei vostri figli?”.
La mediazione, infatti, intende restituire ai genitori il proprio diritto di scelta per il bene dei figli, senza dover ricorrere alla delega al Giudice in caso di elevata conflittualità.
Attraverso la mediazione familiare si intende attivare la capacità di autodeterminazione della coppia, le abilità insite in essa per superare il conflitto, nonché le risorse utili a raggiungere accordi funzionali e durevoli.
Mantenendosi imparziale ed equidistante, il mediatore aiuta la coppia a negoziare, concilia reciproche posizioni ed esigenze, incoraggia la ricerca di alternative possibili e conduce la coppia verso un accordo condiviso, che lascia soddisfatte entrambe le parti.
L’incipit di una buona psicoterapia, invece, risiede nel fatto che la coppia solitamente decide di intraprendere un percorso di questo tipo nel momento in cui prende coscienza che sta attraversando una crisi dalla quale non è in grado di uscire da sola, per cui necessita dell’aiuto di un professionista a cui è attribuita la funzione di favorire la creazione di uno spazio nel quale la coppia possa identificare e definire gli aspetti della propria relazione che impediscono il superamento del conflitto ed il recupero di una condizione relazionale di equilibrio e benessere.
Obiettivo della psicoterapia non deve essere quello di mantenere la coppia unita ad ogni costo, ma piuttosto di aiutarla a superare il momento di stallo nel quale si trova.
La psicoterapia non mira a trovare soluzioni di compromesso tra le posizioni conflittuali dei due partner, ma piuttosto a promuovere l’avvio di un percorso di crescita e di cambiamento che abbia come obiettivo quello di mutare il modo di stare insieme.
E’ per questo motivo che il lavoro psicoterapeutico riconosce al conflitto una valenza positiva e costruttiva nel momento in cui viene utilizzato dalla coppia, con l’aiuto del terapeuta, come strumento per trovare soluzioni funzionali all’evoluzione della relazione, che può essere o nel verso di una soluzione della crisi o nel verso di una separazione.
Il valore della psicoterapia in una coppia in conflitto risiede nella possibilità di trovare una chiave di lettura della crisi che sta attraversando, dove il conflitto viene compreso ed interpretato prima di proporne il superamento e dove il focus viene posto sulla relazione e sull’analisi delle sue dinamiche disfunzionali, al fine di cogliere, a partire da questo, la funzione ed il significato della crisi che la coppia sta vivendo.
Integrazione tra la mediazione familiare e la psicoterapia come modalità di intervento sul conflitto di coppia
Sulla base delle divergenze evidenziate tra la mediazione familiare e la psicoterapia di coppia, in certi casi può accadere che il mediatore consigli alla coppia di rivolgersi ad un terapeuta per affrontare problematiche o nodi che in mediazione non possono essere trattati, riprendendo in un secondo momento o parallelamente il percorso di mediazione; allo stesso modo, può accadere che lo psicoterapeuta si renda conto che il conflitto della coppia che sta seguendo verte principalmente sulla gestione dei figli e che, quindi, possa suggerire di rivolgersi ad un mediatore familiare in quanto più indicato per la risoluzione della problematica manifestata.
Ecco perché credo profondamente nella collaborazione e nella cooperazione tra psicoterapeuti e mediatori, nel rispetto reciproco dei ruoli e delle caratteristiche specifiche di queste due professioni.