Con estrema sintesi, si potrebbe definire un identikit delle persone che incontrano o che potrebbero incontrare difficoltà nel mantenere un rapporto sano ed equilibrato con l’alimentazione, evidenziando quelle che sono e che potrebbero essere le loro caratteristiche e tendenze più peculiari: l’eccesso di rigore con se stessi; il voler dare di sé un’immagine perfetta in ogni ambito della propria vita; l’essere sempre forti, disponibili, presenti ed affidabili; l’eccesso di serietà e di senso del dovere, l’eccesso di responsabilità; la sensazione di essere soli a portare avanti il mondo; l’eccesso di razionalità.
La nuova direzione da prendere, invece, potrebbe essere quella di: iniziare ad accogliersi, ad amarsi, a chiedere aiuto, a farsi vedere con le proprie fragilità, a compiere ogni tanto qualche piccola follia, ad osare, a delegare, a prendersi non troppo sul serio, ad ascoltarsi, a sentire che intorno c’è una rete di sostegno, di appoggio e di amore, ad essere ottimisti, a vivere con leggerezza.
All’interno di tale identikit, caratteristico e peculiare è anche il contesto nel quale la persona viene a “formare” un sintomo legato al cibo (come il sovrappeso, il sottopeso o la patologia): il linguaggio del corpo è un modo che la persona utilizza per parlare di sé al contesto in cui vive e lo fa utilizzando il cibo, il primo veicolo d’amore, così che il rimpinzarsi diventa, ad esempio, un modo per farsi vedere dal proprio marito o il dimagrire un modo per protestare e ritagliarsi uno spazio rispetto ad una madre troppo invadente o, ancora, la zavorra del peso può diventare un modo per riuscire a portare il peso delle troppe responsabilità nella famiglia.
In questi casi, è importante fare una lettura del contesto di vita e un’analisi di quella che è la funzione del sintomo all’interno dello stesso.